Sono anni che invito gli atleti che seguo a “correre a sensazione”. Sarà che ho iniziato
a correre quando ancora non c’erano i gps, ne cronometri da polso…solo in pista
avevamo l’allenatore che aveva il suo bel cronometro al collo . Quando a volte
non andavo al campo usavo un orologio simile a questo a sinistra…ma dovevo stare molto
attento a non rovinarlo.
Si correva su tratti misurati dai più anziani…e cosi riuscivamo
a regolarci. Quello che mi è stato insegnato o cercato e cerco ancora di trasmettere
a chi seguo nella preparazione.
Sempre più adesso vedo podisti che corrono attrezzati di
tutto punto per poi arrivare a casa e scaricare ogni dato possibile. Tutto
positivo se si prende in modo corretto, ossia dandone il giusto peso.
Rimanendo attaccati a quello che ci viene riportato dal
nuovo strumento forse ci si dimentica di ascoltare il nostro respiro, di
sentire l’appoggio del piede , di non gustarci appieno quanto ci circonda…
Agli atleti che seguo consiglio di fare un uso limitato e
se possibile anche di farne a meno nella fase iniziale della nostra
collaborazione in quanto ho la necessità di capire le sensazioni dell’atleta e
non quelle dello strumento.
L’invito in primo luogo è di correre ascoltando il proprio
respiro…non a contare due passi ed un respiro, ne tre passi e due respiri…ma
respirare …respirare e correre. Se si va in affanno capirne il motivo, rallentare
fin tanto che il respiro torna alla normalità…e correre…correre ancora.
In secondo luogo invito a correre un percorso che
sappiamo essere di una certa distanza e correre senza orologio…partire ed arrivare.
Correre come viene anche in funzione delle condizioni meteo e/o fisiche…alla
fine avremo comunque corso.
La corsa deve essere un’attività libera…ancor meglio se
una volta alla settimana si riesce a correre in un bosco o tra le colline, su
un fondo sterrato…lontano dall’asfalto…la corsa aiuta a vivere meglio.
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